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NOVEMBRE, 2019
Parkinson, riabilitazione, esercizio, biofeedback
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge, principalmente, funzioni quali il controllo dei movimenti e dell’equilibrio.
La malattia è presente in tutto il mondo e in tutti i gruppi etnici, circa il 5% della popolazione manifesta i primi sintomi tra i 21 e i 40 anni, sopra i 60 anni colpisce l’1-2% della popolazione, mentre la percentuale sale al 3-5% per la fascia di età oltre gli 85 anni.
Si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente a causa delle degenerazione di neuroni in una zona profonda del cervello chiamata “sostanza nera”.
I disturbi motori, soprattutto nella fase iniziale, rappresentano la limitazione principale nella malattia di Parkinson: tremore a riposo, rigidità, bradicinesia (lentezza dei movimenti) e, in una fase più avanzata, instabilità posturale (perdita di equilibrio) e disturbi del cammino.

Disturbi dell’equilibrio e del cammino
Il disturbo dell’equlibrio nella malattia di Parkinson è un sintomo che coinvolge “l’asse del corpo” ed è dovuto a una riduzione dei riflessi di raddrizzamento, per cui il soggetto non è in grado di correggere spontaneamente eventuali squilibri.
Si evidenzia specialmente quando la persona cammina o cambia direzione durante il cammino.
I disturbi dell’equilibrio costituiscono un rilevante fattore di rischio per le cadute a terra e non rispondono alla terapia farmacologica dopaminergica, pertanto la riabilitazione motoria diventa un intervento importante per la gestione del disturbo.
Per quanto concerne il disturbo del cammino, si osserva che la postura di molti pazienti tende a ingobbirsi in avanti, i movimenti pendolari delle braccia si riducono, e la lunghezza dei passi si riduce fino a pochi centimetri.
Inoltre si presenta spesso il fenomeno della “festinazione“, ovvero il paziente effettua passi sempre più veloci e corti, come se inseguisse il proprio baricentro per evitare la caduta, fino a non riuscire più a muovere i piedi.
A partire dagli stadi intermedi della malattia possono verificarsi episodi di blocco motorio improvviso, generalmente chiamati “freezing” della marcia, momenti in cui le gambe non rispondono ai comandi e i piedi sembrano incollati al pavimento.
“Sia la festinazione che il Freezing sono causa di cadute, e possono causare una inabilità del paziente allo svolgimento delle normali attività quotidiane, lavorative e non.”
La riabilitazione motoria nel Parkinson
Sebbene la cura della malattia di Parkinson non possa prescindere da un approccio farmacologico, è di fondamentale importanza che nella gestione della malattia rientri anche il trattamento riabilitativo.
La riabilitazione motoria, in particolare, è un imprescindibile complemento per il paziente per migliorane la qualità di vita e si è rivelata essere particolarmente efficace nel rallentare l’evoluzione della malattia e nel ridurre la necessità di aumentare il dosaggio farmacologico.
Essa favorisce un rinforzo globale della muscolatura, un aumento dell’ampiezza dei movimenti e del grado di rilassamento muscolare, con l’obiettivo principale di consentire al paziente il raggiungimento del maggior grado possibile di autonomia.
Nella fase iniziale si consiglia ai pazienti di praticare quanto più possibile attività fisica, con la progressione della malattia diventa invece indispensabile una neuroriabilitazione mirata per migliorare problemi legati alla mobilità, all’equilibrio, alla coordinazione, alla postura, alla respirazione e al cammino per ridurre il rischio di cadute.

Il programma riabilitativo generalmente comprende i seguenti esercizi:
- Esercizi di allungamento e di mobilizzazione, con la finalità di prevenire le retrazioni muscolotendinee a carico delle singole articolazioni e l’insorgenza di patologie dolorose ossee, e di correggere degli atteggiamenti posturali viziati.
- Esercizi funzionali, per il miglioramento della capacità di cambiare posizione (sdraiata, seduta, in piedi) e di eseguire gesti della vita quotidiana
- Esercizi di equilibrio
- Esercizi di coordinazione, per il miglioramento della fluidità e della precisione dei movimenti
La riabilitazione motoria dovrebbe avere una frequenza quotidiana e gli esercizi andrebbero eseguiti sia ambulatorio che a domicilio, per mantenere i risultati conseguiti, dal momento che l’obiettivo principale è quello di mantenere l’autonomia del paziente.
“Negli ultimi anni è stata ampiamente dimostrata l’efficacia di approcci basati sull’utilizzo del biofeedback nel trattamento riabilitativo di pazienti affetti da malattia di Parkinson.”
Il biofeedback nella riabilitazione motoria del Parkinson
La tecnica del biofeedback (che tradotto letteralmente significa retroazione biologica) consiste nel riportare al paziente in tempo reale, un feedback relativo a funzioni fisiologiche/motorie del paziente stesso, aumentando la consapevolezza della propria efficienza funzionale.
Una tecnica particolarmente efficace nel caso di malattia di Parkinson in quanto agisce sulla plasticità corticale, consentendo di ricostruire reti neurali danneggiate e di favorire il corretto ripristino dei pattern motori.
L’Università di Chieti ha condotto uno studio pilota su pazienti Parkinsoniani (con frequenti cadute e distonia assiale) sottoposti a un protocollo riabilitativo di 8 settimane incentrato sul miglioramento sensorimotorio.
Il protocollo prevedeva anche l’esecuzione, per almeno 2 volte a settimana, di esercizi riabilitativi a biofeedback effettuati tramite Riablo.
Lo studio ha evidenziato miglioramenti dell’equilibrio statico e dinamico, promuovendo una migliore prestazione motoria globale, e miglioramenti nei processi legati al controllo motorio.
“É stato quindi ampiamente dimostrato che l’utilizzo delle tecnologie di CoRehab porta un evidente beneficio nella riabilitazione motoria per i parkinsoniani.”

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